Storia
Ultima modifica 27 novembre 2017
Il paese di Castell’Alfero sorge su una collina del versante destro della vallata percorsa dal torrente Versa; il concentrico è riunito in un compatto gruppo di caseggiati attorno alla parte più alta della collina dove sorge il castello, e l'abitato si prolunga verso sud con numerosi gruppi di case sul crinale della collina in regione Serra Perno mentre, a sud-ovest, nel fondo valle si trova la frazione Callianetto; la frazione Stazione, sede ferroviaria, in questi ultimi cento anni si è molto ampliata nel piano della valle Versa.
Il punto più elevato del concentrico è circondato da un alto recinto murato al quale si accede da due antiche porte; qui sorgeva l’antico castello andato distrutto in epoca non precisata, sostituito dall'attuale che è piuttosto un grande palazzo, la cui costruzione si deve alla famiglia Amico; gli alti e robusti muraglioni sono la testimonianza della robusta e ampia fortificazione che proteggeva il nucleo centrale dell'abitato.
La storia di Castell'Alfero non è legata esclusivamente a quella del suo maniero, ma inizia secoli prima.
La zona nella Valle Versa era attraversata dall'antica strada romana che collegava Hasta (Asti) a Rigomagus (Trino Vercellese) e sicuramente già abitata a quell'epoca, fatto confermato dal ritrovamento di reperti archeologici nei pressi del confine col comune di Tonco, vicino alla Cascina Sangona.
La strada romana era chiamata 'via levata' e si pensa che seguisse il torrente Versa sino in prossimità dell'attuale Ponte della Paglia per poi seguire il rio Viazza (il cui nome è di origine romana), passando sotto l'attuale Perrona e dirigersi verso Penango, come fa oggigiorno il percorso della linea ferroviaria Asti-Casale.
Di sicura origine romana è il nome del bricco Pogliano, rimasto dal nome di una costruzione sorta ai lati della importante strada che collegava la Pianura Padana e Vercelli alle grandi vie 'Aemilia Scauri' e 'Postumia' provenienti dal mare ligure.
Località oggi scomparse, ma che sorgevano sul territorio comunale di Castell'Alfero, compaiono in vari documenti del periodo dei Franchi (X - XII secolo); queste sono:
Masio, villa viteres (vicinanze Valmaggiore),
Vallescaria (tra Castell'Alfero e Callianetto) dove vi erano una chiesa ed un castello
Valle di S.Pietro (la valle del versa nel tratto dalla frazione Stazione a Frinco) in cui sorgeva l'abitato di S.Pietro di Guadarobio
Viale (località prossima alla chiesa Madonna della Neve che ne era l'edificio di culto)
Il torrente Versa fungeva da confine fra i territori del libero Comune di Asti e del Marchesato del Monferrato.
Nel 1159 l'imperatore Barbarossa confermò sotto la giurisdizione di Asti le ville di Barche e Cassano, oggi scomparse ma identificabili con due cascine del territorio di Castell'Alfero che ne hanno conservato il nome.
Le due postazioni, che già esistevano nel XI secolo, vista la loro posizione esposta a scorrerie dei Monferrini, erano osizione esposta a scorrerie dei Monferrini, erano dotate di fortificazioni come risulta da documenti del '300.
Su di una collina prossima alle due sopraindicate 'ville' esisteva già una roccaforte, indicata in più documenti come 'castrum Alferii', cioè il castello di Alferio; l'edificio era di origine antica, ma non è accertata l'epoca precisa in cui sorse; passò sotto il dominio di Asti fra il 1159 ed il 1189, probabilmente fu conquistato con le armi e gli abitanti forzatamente trasferiti a valle.
Il Codice Astese con parecchi documenti (dal 747 al 753) dimostra che Castell'Alfero era sotto il potere di Asti nel 1189. E' provato non solo dai documenti accennati ma anche da un atto del 1191 riportante una convenzione tra gli astigiani ed il marchese di Monferrato concluso il 25 agosto di quell'anno nel territorio di Castell'Alfero nei pressi del torrente Versa.
Si potrebbe ritenere che la denominazione di 'Castrum Alferii' citata nel Codice Astese, riguardasse l'abitato di fondo valle, anch'esso fortificato come testimonia l’esistenza di una vecchia torre scomparsa oltre un secolo fa e che era situata presso la odierna cascina Boana, un abitato indicato come San Pietro di Guadarobio.
Dunque l'abitato era posto nella piana della Versa ed è certo che l'attuale Castell'Alfero ebbe origine dagli stessi abitanti che vivevano nella valle, i quali si trasferirono nuovamente in collina ripristinando e migliorando le fortificazioni del vecchio castrum, sotto la protezione del Comune di Asti, dopo la distruzione delle proprie case avvenuta nel 1290 ad opera dei Monferrini.
In quell'anno gli astigiani, in guerra contro il marchese Guglielmo di Monferrato, aiutati dal conte Amedeo di Savoia si erano portati nelle vicinanze di Tonco e lì avvenne una battaglia nella quale furono sconfitti ed inseguiti fin presso la città di Asti; fu durante questo inseguimento lungo la valle Versa che il borgo di San Pietro di Guadarobio fu incendiato e completamente distrutto e gli abitanti furono costretti a rifugiarsi in Asti.
Castell'Alfero aveva dunque la protezione degli astigiani, inoltre il 3 agosto del 1333 fu emanata una solenne dichiarazione in base alla quale i suoi abitanti furono messi alla pari dei cittadini di Asti e proclamati liberi da qualsiasi dipendenza, tranne quella di Asti di cui facevano parte integrante.
Nel 1364 Castell'Alfero, che era passato per un breve tempo sotto il dominio dei Monferrini, ritornò ad Asti per mediazione di papa Urbano V nelle dispute fra Galeazzo Visconti e Giovanni II di Monferrato.
Il paese nel 1386 fu, insieme ad altre terre, assegnata in dote a Valentina Visconti, andata a sposa a Carlo d'Orleans; dal documento stipulato per la dote risulta che Castell'Alfero era una terra popolata e chiusa da mura e che formava parte della provincia di Asti; inoltre è scritto che il paese aveva la sua amministrazione comunale, cioè un consiglio particolare, prerogativa di cui non godevano tutte le terre Astigiane che dipendeva.on godevano tutte le terre Astigiane che dipendevano invece nella quasi totalità da un feudatario o dal Vescovo.
Ciò nonostante questo comune ebbe varie divergenze con la città di Asti; nell’archivio di questa citta si conservano alcuni documenti che riguardano i litigi insorti fra gli abitanti del paese e quelli della città; questi dissidi furono definiti con una transazione del 20 giugno 1482, nella quale si stabilirono norme per più eque imposte, ed un arbitrato del 19 dicembre 1561 col quale si determinava di nuovo che Asti e Castell'Alfero fossero un corpo unico, in modo che ogni abitante del villaggio godesse gli stessi privilegi del cittadino e tutti si chiamassero cittadini di Asti.
Il 30 novembre 1616 durante la guerra di successione del Monferrato, Castell'Alfero venne saccheggiato e bruciato dai soldati del duca di Mantova che era in guerra coi Savoia.
Asti era passato con tutto il contado alla dipendenza del duca di Savoia sulla fine del secolo XVI; Carlo Emanuele I nel 1619, non tenendo conto dei precedenti accordi stipulati fra Asti e Castell'Alfero, dava il paese in feudo a Gerolamo Germonio, dei marchesi di Ceva e dei signori di Sale in cambio del feudo di Peveragno.
Pochi anni dopo i Germonio, il 18 aprile 1640 vendettero il feudo al borghese Alessandro Amico (1599-1648) che venne investito del feudo nel 1643.
Alessandro era il controllore delle finanze dei Savoia e fu il capostipite della famiglia Amico che fece del castello la propria residenza; ultimo conte invece fu Paolo Gioachino Carlo Luigi Amico, ministro di Stato, che morì senza prole nel 1832.
Fu durante la signoria degli Amico che il castello fu profondamente modificato e prese l'attuale forma, attorno al 1730.
Nel 1643 gli Amico ottennero anche i feudi di Quarto e di Portacomaro
Nel 1705 durante la guerra di successione di Spagna un reggimento di cavalleria francese occupò il paese; nel maggio dello stesso anno le truppe piemontesi mossero verso Castell'Alfero e con un attacco improvviso sorpresero i francesi, ma non riuscirono a scacciarli dal paese.
Estintasi la famiglia Amico nel 1832 la proprietà passò ad Arborio Mella, in seguito agli Ottolenghi di Asti, e nel 1905 il palazzo fu acquistato per 64.000 Lire dal Comune per farne la propria sede.